venerdì 14 marzo 2008

... e il termos? lo hai preso???


prima salita scialpinistica invernale all’Ararat, recitava l’invito spedito dagli amici turchi e rivolto ai rappresentanti dei vari Club Alpini europei, una salita internazionale con alpinisti da mezza europa e dalla russia anche.
Un attimo di esitazione, e poi decidiamo di unirci all’eterogeneo gruppetto di italiani pronti alla partenza: tre milanesi, un genovese, un valdostano e perché no, anche due triestini.
Sci e zaino sono sempre pronti, gli ultimi acquisti, le pellicole, la tendina, bene c’è tutto, partenza da Lubiana; il volo con la JAT è tra i più economici anche se arriva un giorno prima, andremo a visitare Ankara.
Il giorno della partenza il tempo è schifoso, andiamo a Lubiana speranzosi ma, troppa nebbia, volo cancellato.
Con il denaro del biglietto restituitoci affoghiamo la disperazione in una pantagruelica cena a base di pesce e, alle 23.00, siamo nuovamente a casa, delusi per il bel viaggio svanito.

L’indomani il telefono squilla che sono ancora a letto: “ma non sarete mica scemi!!!”
è Piero, l’amico di tante discese ed anche incallito viaggiatore africano: “non vi lascerete mica sfuggire un occasione come questa???? c’è sempre tempo per riempire il cassettino delle occasioni perdute, siete ancora in tempo, domani il primo volo per Roma parte alle 6.00 e da là siete ad Ankara in giornata”.

Due giorni dopo siamo con gli altri in albergo a Dogubeyzit, al confine con Iran e Armenia, Anatolia Occidentale, alle pendici dell’Ararat, l'Agri Dagi come lo chiamano i Turchi, e fervono gli ultimi preparativi.
“hai preso il fornellino, e la bomboletta di riserva, e le batterie, e un paio di guanti di ricambio? hai tu la corda? hai preso le barrette energetiche, e il termos?”
“…il cosa, il termos, lo sai che non lo uso, non lo ho mai portato, quando cammino preferisco una bella coca-cola.”

Un urlo da belva ferita scuote l’albergo: ”ma come, vuoi salire lassù, camminare tutta la giornata, senza il conforto di una bevanda calda, ma che razza di alpinista sei, ma chi ti ha insegnato ad andare in montagna???”
“tu veramente, ma non preoccuparti, abbiamo il fornellino” rispondo, “e la sera, in tenda, avremo tanto tempo per farci una bevanda calda”
“non fa niente, ma durante il giorno, con venti gradi sotto zero, non vorrai mica bere coca-cola?
“… per fortuna, io, ho il mio termos, ma non chiedermi nemmeno una goccia di tè” e così dicendo si gira per prenderlo ma, lo urta accidentalmente e il termos cade in mille pezzi.
“ecco, ora non abbiamo neanche il tuo termos, ma non ti preoccupare, ti darò un po’ della mia coca” gli grido scappando dalla stanza inseguito da uno scarpone da sci.

Poi l’Ararat siamo riusciti a salirlo comunque, è stata una bella salita, a distanza di vent’anni ricordo quei momenti e… sorrido: durante i due giorni di bufera, passati in quattro in una tendina da due, a 4.000 metri, un po’ di tè caldo lo avrei bevuto volentieri…!

3 commenti:

Anonimo ha detto...

bella l'avventura!!penso che queste esperienze rimangano nella memoria tutta la vita!!bravi! anche se la fatica è grande,la soddisfazione è enorme!

sonia ha detto...

ti invidio! io non riesco ad andare in montagna come vorrei. i miei amici sono dei polentoni. i miei figli vogliono il primo cespuglio disponibile per il pic nic. da esaurimento........
ti invidio di brutto, vorrei anche io dei ricordi così!
:o)

Anonimo ha detto...

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