martedì 28 ottobre 2008

... mi col mus, ti col tram...



… probabilmente persi , anzi, sicuramente persi, su indicazioni di un dentista, tedesco, albino, drogato, omosessuale e del suo concubino che è un ergastolano…



la stupida battuta del film cult Marrakech Express continua ad ossessionarmi,
a girarmi vorticosamente per la testa…
sono le ultime ore della notte o le prime del mattino che dir si voglia,
fuori una Casablanca ancora addormentata, mi assopisco anch’io nella sala d’attesa dell’aeroporto, aspettando il primo treno per Fès;

sto andando, ancora una volta, a perdermi in Africa.

attraverso la ville nouvelle di Fès, come solitamente viene chiamata qua, in nord-africa, la parte europea delle città, entro attraverso la Bab Bou Jeloud, nella medina, la città vecchia, la parte araba, ancora oggi circondata da alte mura, sulle quali si aprono porte imponenti usate tuttora come punti di riferimento; è questa la parte viva delle città, viuzze strette ed acciottolate, dove fervono i commerci, un susseguirsi di botteguzze che vendono generi alimentari, carni, pollame, ortaggi, vestiti, tessuti, artigianato, ed ogni sorta di… maroquinerie; ad ogni angolo improvvisati e scalcinati banchetti, nel mezzo una fiumana travolgente di persone che contratta, strilla, compera, spinge carretti, accalappia ignari turisti, - e poi ancora ciclomotori, furgoncini, carri riempiti all’inverosimile, asinelli stracarichi, ragazzini… chi si ferma è perduto… in fondo, all’estremità opposta, le concerie, vi arrivo guidato dall’odore; in enormi vasche, lavorano immersi fino alla cintola, conciano e tingono - usando calce, sterco e urina come fissatori per i colori - l’odore è nauseabondo.

la mattina seguente sono sulla terrazza per la colazione, con la solita calma tutta africana, arriva una donna a ripulirla – la notte era piovuto – e finalmente, poi, la colazione – a mie spese scoprirò che fuori non comperi nulla da mangiare o da bere fino a sera, siamo in pieno ramadan.
vado alla scoperta della medina, mi accalappia subito la solita faux guide, sembra un ragazzetto sveglio – ma lo sembra soltanto - ne combina una più di Bertoldo, meglio che cambi mestiere.

alle prime ore del pomeriggio liquido la guida con la somma pattuita e ritorno nella medina, ho visto un simpatico paio di orecchini e voglio vedere di trattarne il prezzo.
durante la trattativa mi portano anche a vedere il laboratorio orafo – sicurezza sul lavoro e 626 la fanno da padroni!!!
dopo poco si scatena un violento temporale che in breve trasforma le strade in torrenti – mi guardo attorno, una tettoia, un gradino che sembra alto, là non c’è nessuno, ne approfitto – mi ritrovo quasi subito con l’acqua alle caviglie ad aspettare un raggio di sole… ecco perché là non c’era nessuno!!!
il nubifragio cessa, giro ancora un po’, il canto del muezzin mi trova già con le gambe sotto al tavolo di un ristorante mentre fuori sta per scatenarsi un altro temporale; soup, brochettes de poulet, riso, patate fritte, corno di gazzella - fuori piove a dirotto.

all'alba sono alla gare routierre, l’autobus è là, pronto… arrivano le 8.00 prima che parta.
mi godo, nell’attesa, i personaggi che salgono a bordo a far comizio, un predicatore cieco dapprima, poi un venditore di snacks, e ancora un ulteriore venditore che illustra le proprietà della sua miracolosa pomata - nessuno si lascia abbindolare - da ultimo
sale un vu cumprà originale marocchino con un nutrito campionario di orologi ed occhiali – e riesce pure a piazzarne qualcuno.

il viaggio scorre tranquillo, gente che sale, gente che scende, le solite baruffe… arrivo a Beni-Mellal, proseguo subito per Azilal… sta per scoppiare l’ennesimo temporale, come ieri Fès, in breve, Azilal si trasforma in un torrente.
ancora cinquanta chilometri per Zouiat Ahansal, ho appuntamento là,
un po’ più su, al villaggio di Taghia;
ma la strada non è asfaltato, c’è un passo da superare, visto la situazione metereologica degli ultimi giorni poche sono speranze di riuscir a trovare un grand taxi - un taxi collettivo - che salga: mi tolgono subito ogni velleità – la strada è interrotta, in cattive condizioni – nessuno parte.

cambio di programma, salgo su di un autobus per Marrakech;
scendo alla gare routierre principale, mi oriento, conosco un po’ la città, ci sono stato altre volte, provo a raggiungere Diemme el-Fna, dopo un po’ vedo la Kartoubia, inconfondibile, sono arrivato.
la piazza si prepara alla sera, giocolieri ed incantatori di serpenti lasciano il posto alla moltitudine di chioschi enogastronomici, un tempo riservati ai locali, ora ad uso e consumo dei turisti più arditi.

il giorno seguente mi sveglio in una Marrakech insolitamente tranquilla, deserta, addormentata; chiedo spiegazioni in uno dei pochissimi negozietti aperti: “oggi è festa” mi dicono “ieri è finito il ramadan”.
vago per una città a me sconosciuta, diversa, anonima; niente guide, niente procacciatori, la piazza è vuota, anche i serpenti dormono ancora; mi aggiro per i souq, vie deserte, troppo larghe, pochi i turisti, perplessi, quasi allo sbando;
la trasformazione nella Marrakech che conosco inizia solo quando scende la sera,
la piazza si illumina, diventa una bolgia,
la Marrakech di sempre – ancora una volta,
dopo più di vent’anni, l’Africa è riuscita a stupirmi.

una sgambata di buon mattino, un caffè, il biglietto…, l’autobus parte quasi subito; il viaggio è piacevole, fuori il marocco scorre veloce –
Essaouira, Terraudant, Ouarzazate -
in fondo all’autobus una gallina si mette a starnazzare mentre, durante le soste, si susseguono mendicanti, ciechi, e anche un menestrello, alla jimi hendrix, che tira fuori note stridenti e stonate strisciando con un archetto su di un rozzo mandolino e accompagnando il tutto con una cantilena - alla fine rimproveri ed anatemi, rivolti a chi non gli dà una monetina!!!

sempre in l’autobus, vado verso l’Alto Atlante, fuori solo rocce e pietre, e l’argan, un albero simile all’olivo, estremamente versatile, peculiare di questa zona del Marocco, vitale per l’economia locale; fornisce legna da ardere, foraggio per le capre, ed un prezioso olio viene ricavato dalle sue nocciole; da sempre le donne berbere lo utilizzano per cucinare, come unguento da spalmare per la cura del corpo, ottimo per ferite, dolori reumatici e dicono, delizioso sulle insalate.
a terra niente, solo rocce e pietre, povere capre, qua le vedi arrampicate sugli alberi per mangiarne le foglie.

Ouarzazate è tranquilla, toccata solo marginalmente dal turismo, è un punto di partenza per escursioni o viaggi nel deserto.
la strada continua per Tinerhir e per le Gole del Todra – trovererò là i miei amici?
insh’allah


sono a 15 km , qua gioco in casa, ho arrampicato più di una volta a Todra in passato, rispolvero i ricordi:

… con un grand taxi salgo alle gole; non riconosco la strada!!! un susseguirsi di auberge, hotel, restaurant, camping, maison d’hotes… il taxi mi fa scendere all’imbocco delle gole, accanto ad un hotel, stento a ricordare com’era un tempo il rifugio/auberge de Mansour, il più scalcinato dei tre rifugi delle Gole, di quei tempi gli è rimasto solo il nome.

… attraverso il fiume, ora c’è un ponticello di legno e non più i ragazzini pronti ad aiutarti per qualche spicciolo, sono rimasti solamente quelli che ti vendono i cammelli fatti con le foglie intrecciate – a prezzo fisso!!!

… più avanti gli altri due rifugi storici, ormai diventati hotel;
la strada l’hanno asfaltata, un via-vai di camion, furgoncini, camionette, moto, macchine, quad e gli immacolati toyota delle agenzie turistiche.

…gli amici mi vedono, mi vengono incontro, guardo Mauro in faccia, e mi sembra di vedermi allo specchio, nei suoi occhi sconsolati rivedo le Gole com’erano solo 15 anni fa.
“non arrampica più nessuno” mi dice “gli spit stanno arrugginendo, su quelli più bassi i venditori di souvenir hanno attaccano i tendalini delle loro barracchette”, e scuote il capo.

… risaliamo la strada,
dietro la curva mi sembra di aver visto una vecchietta berbera che incita i suoi somarelli pieni di fascine, mi affretto, voglio fare una fotografia – mi accorgo che è solo un miraggio -.

… arrampicano un po’ nelle Petites Gorges, tutti si fermano a guardare e a fotografare, - ormai un climber è una rarità da queste parti, anche per chi ci vive.

… poi la cena – ancora ricordi – basta farsi male!!!

4 commenti:

Anonimo ha detto...

mi piace come scrivi! e grazie per avermi fatto piacevolmente volare indietro nel tempo.

Adesso all'ingresso delle gole ci sono nuove vie, a fine aprile ho visto ragazzi che arrampicavano.

Se lo ritieni possibile, mi piacerebbe avere la tua autorizzazione a pubblicare il tuo racconto accanto al mio che puoi trovare qui: http://www.cobratours.com/?id=28&nome=racconti

Ti augoro tanta salute e serenità,
Fabrizio Baron

Anonimo ha detto...

...ti ringrazio, e nel nuovo sito web inserirò senz'altro le tue parole ed emozioni. A presto e salam aleikum!
Fabrizio

giuly ha detto...

Ciao Mauro, son Giuly. Come mai no se pol commentar el toco sul Mali?

giuly ha detto...

Ciao Mauro, son Giuly. Come mai no se pol commentar el toco sul Mali?