venerdì 8 novembre 2013

2012 - MAROCCO, Atlante (dal mio diario)

12.10.2012 - le miniere di mibladen … la mattina non promette bene, qualche nuvola, pioviggina; partiamo, piove, imbocchiamo la pista verso midelt, piove sempre di più, ci alziamo di quota, verso 1.800 metri il tempo cambia, esce il sole, la giornata sarà bella come sempre. La strada continua sempre in quota, tra i 1.800 e i 2.000 metri, qualche casa sparsa qua e là, pastori, gente poverissima, hanno solo qualche capra… regaliamo i giocattoli dei miei nipoti e qualche vestito ai bambini… arriviamo ad un passo, ci sono delle antenne, ci fermiamo per un caffè. Là attaccato il ricovero del guardiano delle antenne, pochi metri quadrati, un tugurio senza finestre, una porta sgangherata, … facciamo amicizia con il guardiano; vive là da vent’anni, estate e inverno, da solo… ci invita a bere il caffè all’interno, scambiamo quattro parole, non ha nulla ma ci regala delle mele, gli lasciamo qualche scatoletta e dei biscotti e poi continuiamo verso ait-mekhlauf. La superiamo, imbocchiamo l’asfalto in direzione midelt e ad 80 chilometri dalla città abbandoniamo la strada per seguire i circuito che chiamano des mines. Devono essercene tante di miniere, di alcune se ne vedono i resti, altre si intuiscono… è il vecchio complesso minerario di aouli – mibladen, attivo fino agli anni ’70/’80; ad un certo punto si passa in una gola, da ambo i lati costruzioni fatiscenti, gli accessi alle miniere sembrano sbarrati, saranno ancora in uso??? il luogo a laura ricorda tolkien, il signore degli anelli e le miniere di moria… leggo su internet: dopo la chiusura della miniera avvenuta nel '70, molti minatori, anche provenienti da differenti aree del Marocco, iniziarono a confluire in questa regione con il preciso obbiettivo di cercare buoni campioni di vanadinite e di altri minerali da rivendere sul mercato internazionale. Ancor oggi l'area e' intensamente coltivata con questo obbiettivo, anche se le condizioni di lavoro sono veramente dure, durante l'inverno le temperature sono molto basse e in estate superano i 35° - 40°… Continuiamo ancora per 20 chilometri e siamo al camping municipal de midelt, finalmente una doccia calda!

2011 - MAROCCO, SAHARA OCCIDENTALE (dal mio diario)

plage blanche 8.30 pronti a partire; dopo una breve sosta a sidi ifni per pane e gasolio direzione plage blanche. Appena finisce la strada ed inizia la pista giorgio si infastidisce subito – vorrebbe sabbia e dune e non le aspre piste del marocco. Dice di essere preoccupato per gli amici che ci seguono con il RAV senza le ridotte e totalmente di serie, gli amici però non sembrano per nulla preoccupati, l’unico infastidito è giorgio, anche a franca la strada non dispiace. Dopo un paio di chilometri incontriamo gli amici pordenonesi, hanno fatto il percorso al contrario arrivando da tan-tan e non raccontano di particolari problemi; continuiamo ancora per una decina di chilometri poi giorgio, ad un bivio, decide di abbandonare la pista e tornare sull’asfalto con gran disappunto della compagna e senza far caso alla scala della carta: quel piccolo pezzettino fino all’asfalto sono in realtà ancora 150 chilometri di pista!!! se avesse continuato ne avrebbe fatti solo un centinaio. Io e laura decidiamo di continuare lungo la plage blanche, anzi sopra perché la spiaggia visto il mare grosso e l’alta marea è impraticabile; puntiamo sul vecchio forte di aoreora e, neanche farlo a posta, dopo un’ultima salita, la pista cambia, diventa scorrevolissima (punte di 60 km/h) ed in breve abbiamo alle spalle i 40 chilometri che ci separavano dal forte. Vicino al forte solo uno sperduto militare di guardia, gli verranno a dare il cambio tra 15 giorni. Ci offre un the, contraccambio con una birra, laura lascia doni, per il figlio appena nato, chiacchieriamo un po’ nel nostro francese stentato e dopo aver chiesto notizie sui prossimi 60 chilometri fino a tan-tan proseguiamo ancora per un’ora. La pista, ci ha detto il militare è brutta, ma dopo il oued dràa migliora decisamente; alle 18.00 inizia a far buio, spengo il motore vicino alla baracca di un pescatore, chiedo di poter restare là per la notte – pas de problème – e ci invita a bere un the. Ne approfittiamo per mangiare qualcosa, è da stamattina che non mangiamo e poi, preparata la macchina per la notte ci dedichiamo ai nostri diari. Alle 20.00 il pescatore lascia la sua baracca e si avvia nella notte verso il mare a gettare le esche per l’indomani. Un the e a letto, domani si inizia presto. 14.11.2011 - verso dakhla alle 8.00 siamo già sulla pista dopo aver fatto colazione ed aver salutato il nostro amico pescatore. I primi chilometri sono impegnativi, la pista è brutta, sassosa, andiamo piano, a tratti è sabbiosa, attraversiamo numerosi oued; in certi punti è impraticabile, facciamo delle deviazioni. Alla fine siamo sull’asfalto a 20 chilometri da tan-tan, la superiamo, in direzione di tan-tan plage; ad un incrocio mi ferma la polizia, documenti, sostengono che non ho rispettato un stop, 700 dirham di multa, pago, inutile star a discutere con i neri. Arriviamo al campeggio di tan-tan plage in tarda mattinata, i nostri amici sono là ad attenderci, riprendiamo la discesa verso laayoune. Scendiamo lungo la statale, la strada è bella, scorrevole, poco trafficata; le solite soste di controllo – il più delle volte si accontentano della fiche e della professione. Ci fermiamo ancora, a mangiare, a vedere un gran buco (naturale) sulla scogliera che da’ su di una grotta marina, e poi ancora per visitare la laguna di nidia con i suoi fenicotteri. A tarfaya facciamo gasolio, una fotografia al monumento che ricorda Antoine de Saint-Exupéry (ha scritto le petit prince) e che qua visse, e anche una alla casa sul mare, e poi cerchiamo un campeggio per la notte. Ci dicono che uno è a 50 chilometri sulla strada per laayoune; lo troviamo, in una depressione, vicino ad un lago salato, ci siamo solo noi, la cena sotto al tendone berbero è ottima, un po’ duretta la viande de chameau di laura, le avranno dato lo zoccolo???

giovedì 7 novembre 2013

2013 - VIETNAM (dal mio diario)

12.03.2013 - Sapa ... simpatica giornata: sveglia, lotta con laura per la sveglia, colazione, trekking. Ci incamminiamo giù per la strada verso il villaggio di cat cat, subito ci affiancano delle donne che iniziano a chiacchierare con laura, propongono di lasciar fuori cat cat e di visitare lao chai, il loro villaggio, una sosta per il pranzo a casa loro, e rientro in motorbike, le seguiamo. Sono simpatiche, laura chiacchiera tutto il tempo o meglio si fa capire gesticolando, guai se avesse un braccio inutilizzabile come il mio, … chi la capirebbe!!! Il primo tratto è asfalto, poi tra le risaie, una strada in costruzione, un paio di ponti e dopo tre ore arriviamo al villaggio; è pieno di turisti, tutti fermi per la sosta pranzo, continuiamo a seguire le nostre guide, la nostra casa è lassù, in alto, praticamente sulla strada. Poco prima di arrivare si fermano a fare la spesa: tofu, noodles, uova e pomodori, ancora pochi metri ed entriamo in casa. Ambiente principale, dove i bambini giocano, ma che rapidamente si trasforma in sala da pranzo; ai lati le due parti in cui si divide la cucina: quella con il fuoco che fa anche da riscaldamento, e l’altra che fa da cucina – preparazione. Sopra, dei soppalchi con le camere; scarno anzi nullo l’arredamento, tanti però i bambini, di tutte le misure. Il più piccolo ha viaggiato con noi tutta la mattina, infagottato come un salame in schiena alla madre. Prima cosa, appena arrivata, la madre lo srotola dal bozzolo e lo allatta, poi va in cucina, un buco per terra con del fuoco, e finisce di preparare il lunch; tirano fuori un basso tavolino, delle ciotole di riso, e mangiamo. Tofu a parte, che non mi è mai piaciuto, i noodles con uova e pomodori sono buoni; poi, a pranzo terminato, il mercatino: ogni donna ha qualcosa da proporre … acquistiamo dalle tre che ci hanno fatto da guida per tutto il giorno, un arazzo e due cuscini… tutte avrebbero qualcosa da vendere, spuntano sempre nuove stoffe e nuove venditrici, ma dobbiamo fermarci; è’ stata una bella giornata, con guide non convenzionali, che ci hanno offerto il pranzo, a casa loro, … e per noi questo può bastare. Ci congediamo, saluti, fotografie, abbracci, due degli uomini ci riportano a sapa in moto per pochi dollari; anche stavolta l’ipad ha fatto una parte simpatica: lo stagno ha fatto impazzire grandi e piccini, in particolare quello più pestifero che, toccando lo schermo, ha fatto comparire una foglia ed ha esultato come uno dei giocatori di rugby maori!!! e giù tutti a ridere.

martedì 5 novembre 2013

2009 - ancora Mali

Alla gare di Segou mi offrono un taxi, voglio andare a piedi, non insistono. Verso il centro un’insegna della Castel (birra) e sotto - espace cultural Kora -, sembra un posto alternativo, entriamo per una birra. Che poi diventano tre, e del poulet yassa con riso e poi papaia; le 15.00, forse è l’ora di andare, il cuoco ci offre una stanza in una casa nelle vicinanze: super-spartana, un materasso, due sedie, doccia a secchio – per 3.000 cfa a testa non si può chieder di più. Fuori fervono i preparativi per il festival – giriamo per Segou, tento di ricordare i luoghi visti nel 2002, ritrovo il ristorante di quella notte e l’Hotel de France, ormai è definitivamente diventato un bordello. A sera siamo ancora all’espace cultural, frittata, frittes, birra e un po’ di buona musica - iniziano a suonare dal vivo. Andiamo a zonzo fino alle 24.00, suonano ad ogni angolo, le ragazze sfoggiano gli abiti migliori e pettinature ardite. Segou è in festa, ultimi preparativi, ultime prove; giriamo alcune ore, poi un the e una pausa, riprendiamo il giro, domani sicuramente l’area del festival sarà vietata senza il braccialetto da 100 €. In fondo una fabbrica di vasellame, e lungo il Niger tante donne che lavano tutto – abiti, stoviglie, vasellame, bambini, verdure, loro stesse, … più avanti una catasta di vasi, piatti, ciotole, contenitori di ogni forma, … Laura vede un balafon, discute con il proprietario, lo compera per 1.500 cfa, solo poche ore prima, da un’altra parte, ne avevano chiesti 20.000 – … è un buon prezzo – dicevano. Passeggiando incontro Kalil, non lo riconoscerei sicuramente se non fosse lui a fermarmi: “sei Mauro???.... sono Kalil, ti ricordi???” – un abbraccio - “ora ho da fare, ci sentiamo poi”. A sera siamo a cena al Restaurant Golfe con Kalil, parliamo di un tour nella parte settentrionale della falaise Dogon, verso Douenza: sembra serva un 4x4, il prezzo diventa molto alto, meglio ripiegare sul solito trekking ai piedi della falaise, ne riparliamo domani, ed intanto un complesso si esibisce i ritmi infernali e danze scatenate. … si dimostrano da subito gentili, ci fanno visitare le varie aule, nonostante le lezioni siano in corso, e ci presentano ai ragazzi come Laura e Maura, venuti a visitare la loro scuola – se ne ricordano e il giorno dopo, quando ci incontrano per strada, ci salutano, ricordano i nomi; soprattutto quello della professoressa Laura, la riconoscono, la fermano per strada, la salutano: è la professoressa venuta a visitare la loro città, la loro scuola!!! Camminiamo lungo la corniche, osserviamo la vita sulla riva del Niger, scherziamo con i bimbi, fino ad un laboratorio di tessuti bogolan: i telai sono al lavoro, ci illustrano le varie tecniche, hanno una boutique stupenda, e sopra una terrazza coperta, e un meraviglioso scorcio di vita sul fiume, e anche coca ghiacciata, e succo di baobab, difficile andar via… Ritorniamo in zona festival; dopo un po’ iniziano a suonare, la folla (per lo più locali) aumenta, dopo un po’ è tutto un delirio, atmosfera magica, gente che balla, strilla, siamo circondati dai bambini, dalle ragazze – atmosfera indescrivibile, la folla aumenta, in mezzo qualche timido turista, Laura ormai persa. Andiamo a bere una coca, poi ancora una birra, Laura continua a far amicizia con tutti, a parlare e discutere con chiunque; arrivano altri venditori, compero tre collanine, un ragazzo sostiene di avermi conosciuto a Mopti durante il mio precedente viaggio: “ero ancora un bambino” mi dice. Ultimo giornata di festival, domani partenza per Djennè e Mopti; tutti i ragazzini ormai conoscono Laura, la chiamano per nome, la fermano per strada. Passiamo la giornata per le vie del festival, assillati dai venditori; facciamo cento nuove amicizie: un artigiano ci mostra le varie fasi del confezionamento di una borsa, accanto a lui un ragazzino di otto o nove anni costruisce ciondoli e catenine. Continuiamo lungo la sponda del Niger, dapprima una gara di piroghe accompagnata dal canto stridulo di una voce femminile, poi assieme a centinaia di locals e pochi turisti, attorno ad un palco a sentire la voce di due stelle locali accompagnate da batteria, basso e chitarra, da un tastierista, ma anche dai suoni inconfondibili del balafon, delle calabasse, del tamburo. La gente è, come ieri, in delirio, gli artisti ballano sul palco, scendono tra la folla; una cantante/danzatrice si dimena vorticosamente, tutti battono aritmicamente le mani. Rivedo ancora visi già conosciuti ieri, salutano cordialmente, si parla, una ragazza, conosciuta ieri, oggi mi sbuccia un’arancia, me la regala e poi, quando tutto finisce, con naturalezza mi tocca un braccio per richiamare la mia attenzione: “ salut, je vais à la maison” mi dice “ à la prochaine …” con naturalezza, e così tanti altri. Arriva sera, ancora una bière à pression, vinco un capellino, incrocio il mio amico sarto – Armani di Mopti - e poi Charli, beviamo ancora una birra, “telefonami quando arrivi a Bamako” mi dice “ho dato il mio numero a Laura – dov’è ora? in hotel?”. A cena pochi minuti per concordare un trekking nei Pays Dogon, Kalil fa da intermediario, ci procura una buona guida, il prezzo è buono – 250 euro, per due persone, quattro giorni, tutto compreso – la guida è un dogon, è un suo amico, lui ritorna a nord, a Timbuctù, deve portare delle persone nel deserto; lo saluto, lo invito a casa mia, so che ci rivedremo.