martedì 5 novembre 2013

2009 - ancora Mali

Alla gare di Segou mi offrono un taxi, voglio andare a piedi, non insistono. Verso il centro un’insegna della Castel (birra) e sotto - espace cultural Kora -, sembra un posto alternativo, entriamo per una birra. Che poi diventano tre, e del poulet yassa con riso e poi papaia; le 15.00, forse è l’ora di andare, il cuoco ci offre una stanza in una casa nelle vicinanze: super-spartana, un materasso, due sedie, doccia a secchio – per 3.000 cfa a testa non si può chieder di più. Fuori fervono i preparativi per il festival – giriamo per Segou, tento di ricordare i luoghi visti nel 2002, ritrovo il ristorante di quella notte e l’Hotel de France, ormai è definitivamente diventato un bordello. A sera siamo ancora all’espace cultural, frittata, frittes, birra e un po’ di buona musica - iniziano a suonare dal vivo. Andiamo a zonzo fino alle 24.00, suonano ad ogni angolo, le ragazze sfoggiano gli abiti migliori e pettinature ardite. Segou è in festa, ultimi preparativi, ultime prove; giriamo alcune ore, poi un the e una pausa, riprendiamo il giro, domani sicuramente l’area del festival sarà vietata senza il braccialetto da 100 €. In fondo una fabbrica di vasellame, e lungo il Niger tante donne che lavano tutto – abiti, stoviglie, vasellame, bambini, verdure, loro stesse, … più avanti una catasta di vasi, piatti, ciotole, contenitori di ogni forma, … Laura vede un balafon, discute con il proprietario, lo compera per 1.500 cfa, solo poche ore prima, da un’altra parte, ne avevano chiesti 20.000 – … è un buon prezzo – dicevano. Passeggiando incontro Kalil, non lo riconoscerei sicuramente se non fosse lui a fermarmi: “sei Mauro???.... sono Kalil, ti ricordi???” – un abbraccio - “ora ho da fare, ci sentiamo poi”. A sera siamo a cena al Restaurant Golfe con Kalil, parliamo di un tour nella parte settentrionale della falaise Dogon, verso Douenza: sembra serva un 4x4, il prezzo diventa molto alto, meglio ripiegare sul solito trekking ai piedi della falaise, ne riparliamo domani, ed intanto un complesso si esibisce i ritmi infernali e danze scatenate. … si dimostrano da subito gentili, ci fanno visitare le varie aule, nonostante le lezioni siano in corso, e ci presentano ai ragazzi come Laura e Maura, venuti a visitare la loro scuola – se ne ricordano e il giorno dopo, quando ci incontrano per strada, ci salutano, ricordano i nomi; soprattutto quello della professoressa Laura, la riconoscono, la fermano per strada, la salutano: è la professoressa venuta a visitare la loro città, la loro scuola!!! Camminiamo lungo la corniche, osserviamo la vita sulla riva del Niger, scherziamo con i bimbi, fino ad un laboratorio di tessuti bogolan: i telai sono al lavoro, ci illustrano le varie tecniche, hanno una boutique stupenda, e sopra una terrazza coperta, e un meraviglioso scorcio di vita sul fiume, e anche coca ghiacciata, e succo di baobab, difficile andar via… Ritorniamo in zona festival; dopo un po’ iniziano a suonare, la folla (per lo più locali) aumenta, dopo un po’ è tutto un delirio, atmosfera magica, gente che balla, strilla, siamo circondati dai bambini, dalle ragazze – atmosfera indescrivibile, la folla aumenta, in mezzo qualche timido turista, Laura ormai persa. Andiamo a bere una coca, poi ancora una birra, Laura continua a far amicizia con tutti, a parlare e discutere con chiunque; arrivano altri venditori, compero tre collanine, un ragazzo sostiene di avermi conosciuto a Mopti durante il mio precedente viaggio: “ero ancora un bambino” mi dice. Ultimo giornata di festival, domani partenza per Djennè e Mopti; tutti i ragazzini ormai conoscono Laura, la chiamano per nome, la fermano per strada. Passiamo la giornata per le vie del festival, assillati dai venditori; facciamo cento nuove amicizie: un artigiano ci mostra le varie fasi del confezionamento di una borsa, accanto a lui un ragazzino di otto o nove anni costruisce ciondoli e catenine. Continuiamo lungo la sponda del Niger, dapprima una gara di piroghe accompagnata dal canto stridulo di una voce femminile, poi assieme a centinaia di locals e pochi turisti, attorno ad un palco a sentire la voce di due stelle locali accompagnate da batteria, basso e chitarra, da un tastierista, ma anche dai suoni inconfondibili del balafon, delle calabasse, del tamburo. La gente è, come ieri, in delirio, gli artisti ballano sul palco, scendono tra la folla; una cantante/danzatrice si dimena vorticosamente, tutti battono aritmicamente le mani. Rivedo ancora visi già conosciuti ieri, salutano cordialmente, si parla, una ragazza, conosciuta ieri, oggi mi sbuccia un’arancia, me la regala e poi, quando tutto finisce, con naturalezza mi tocca un braccio per richiamare la mia attenzione: “ salut, je vais à la maison” mi dice “ à la prochaine …” con naturalezza, e così tanti altri. Arriva sera, ancora una bière à pression, vinco un capellino, incrocio il mio amico sarto – Armani di Mopti - e poi Charli, beviamo ancora una birra, “telefonami quando arrivi a Bamako” mi dice “ho dato il mio numero a Laura – dov’è ora? in hotel?”. A cena pochi minuti per concordare un trekking nei Pays Dogon, Kalil fa da intermediario, ci procura una buona guida, il prezzo è buono – 250 euro, per due persone, quattro giorni, tutto compreso – la guida è un dogon, è un suo amico, lui ritorna a nord, a Timbuctù, deve portare delle persone nel deserto; lo saluto, lo invito a casa mia, so che ci rivedremo.

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